Dal 2010 grossi impatti in 234 comuni, 394 fenomeni meteorologici estremi, 122 allagamenti, 54 esondazioni fluviali e 116 i casi di danni a infrastrutture .
L’Italia è nuovamente sferzata da quella che ormai è l’eterna “emergenza maltempo” (che forse sarebbe meglio chiamare “nuova normalità”) che nelle ultime ore imperversa in Sardegna, dove una donna è morta e 57 persone risultano sgomberate, con moltissimi danni tra cui il crollo di un ponte nel cagliaritano. Ma situazioni critiche si registrano anche in Liguria e Piemonte. Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, ha evidenziato che «Il maltempo che sta mettendo nuovamente in ginocchio l’Italia, e in particolare la Sardegna, ci ricorda ancora una volta come sia sempre più necessario affrontare la sfida dei cambiamenti climatici con interventi mirati, politiche di adattamento e attività di prevenzione e riduzione del rischio idrogeologico. Si tratta di azioni non più rinviabili ma soprattutto si deve arrivare al più presto all’approvazione di una strategia del Governo sull’adattamento al Clima e a nuove politiche per le città più a rischio chiarendo come si intende affrontare quest’emergenza, anche alla luce della chiusura della struttura di missione Italia Sicura».
Secondo i dati aggiornati di Legambiente, riportati nella mappa del rischio climatico www.cittaclima.it, «Sono 234 i comuni italiani dove, dal 2010 ad oggi, si sono registrati impatti rilevanti, con 394 fenomeni meteorologici estremi, 122 allagamenti, 54 esondazioni fluviali e 116 i casi di danni a infrastrutture causati da piogge intense. Nel solo 2018 ci sono stati 105 eventi meteorologici estremi, di cui 49 allagamenti o alluvioni. Ancora più rilevante è il tributo che si continua a pagare in termini vite umane e di feriti: dal 2010 al 2017 sono, infatti, oltre 157 le persone vittime di questi fenomeni e oltre 45mila quelle che sono state sgomberate (dati Cnr)».
Legambiente aggiunge: «Sono le città l’ambito più a rischio per le conseguenze dei cambiamenti climatici e che l’Italia è un Paese tra i più delicati dal punto di vista idrogeologico con 7.145 comuni italiani (l’88% del totale) che hanno almeno un’area classificata come ad elevato rischio idrogeologico, e con oltre 7,5 milioni gli italiani che vivono o lavorano in queste aree. Molte grandi città italiane hanno visto ripetersi negli anni fenomeni meteorologici che hanno provocato danni alle infrastrutture, agli edifici e provocato morti e feriti. Sono 61,5 i miliardi di euro spesi tra il 1944 ed il 2012 solo per i danni provocati dagli eventi estremi nel territorio italiano. Secondo i dati di “Italia sicura”, l’Italia è tra i primi Paesi al mondo per risarcimenti e riparazioni di danni da eventi di dissesto: dal 1945 l’Italia paga in media circa 3.5 miliardi all’anno.
Zampetti conclude ricordando a politici nazionali e locali che «L’adattamento al clima rappresenta la grande sfida del tempo in cui viviamo. Il Paese ha bisogno di accelerare nelle politiche di mitigazione del clima e di riduzione del rischio sul territorio, ancora troppo frammentate. Non esistono più alibi o scuse per rimanere fermi: disponiamo di competenze tecnologie per aiutare i territori e le città ad adattarsi ai cambiamenti climatici e mettere in sicurezza le persone. Occorre dar avvio ad interventi rapidi e politiche di adattamento e di riduzione del rischio idrogeologico, a partire dai grandi centri urbani, attraverso nuove strategie, risorse economiche e un indirizzo forte a livello nazionale. Per questo è fondamentale programmare sin da ora interventi a lungo periodo, diffondendo anche una cultura di convivenza con il rischio che punti alla crescita della consapevolezza tra i cittadini dei fenomeni e delle loro conseguenze».