Scritto da: Andrea Sperelli
Fonte: http://www.italiasalute.it/267/La-gelosia-abita-nel-cervello.html
La gelosia è anche una questione fisiologica. Uno studio del California National Primate Research ha scoperto le caratteristiche specifiche dell’attività cerebrale associata al fenomeno della gelosia.
Per farlo, i ricercatori hanno studiato le scimmie Titi, che come noi fanno parte di quegli animali caratterizzati da legami monogami e permanenti.
«Hanno atteggiamenti ed emozioni che riconosciamo come vicine a come ci sentiamo noi», afferma Karen Bales, scienziata che ha condotto lo studio insieme a Nicole Maninger.
«L’idea alla base di tutto questo è che dobbiamo capire come funziona normalmente la neurobiologia del legame sociale, prima di capire cosa succede in situazioni in cui questo è compromesso. Ad esempio, nei disordini come l’autismo o la schizofrenia».
Gli scienziati hanno simulato una condizione di gelosia nei primati maschi, separandoli dalle compagne, messe vicino a un altro maschio sconosciuto. I ricercatori hanno quindi filmato il comportamento delle scimmie per 30 minuti.
Gli animali coinvolti nella sperimentazione hanno mostrato segni endocrini di stress sociale, in particolare un aumento dei livelli di testosterone e cortisolo. Le scansioni cerebrali del cervello dei maschi “abbandonati”, inoltre, mostravano una maggiore attività della corteccia cingolata, zona del cervello legata all’esclusione sociale negli esseri umani. I medici hanno notato anche un’attività aumentata nel septum laterale, area associata al comportamento aggressivo.
Secondo Bales, tuttavia, la gelosia non è del tutto negativa, almeno fra gli animali: «Cercare di tenere il tuo partner lontano da un rivale dal punto di vista evoluzionistico è un sistema per preservare la relazione».