Scritto da: Domenico Pellitteri
Fonte: http://www.wakeupnews.eu/perche-nizza-la-polizia-vuole-cancellare-le-prove/
Nizza – In questa cocente estate europea, la strage di Nizza è stata finora una delle protagoniste. È bastato un camion dei gelati per permettere ad un criminale di provocare 84 morti e 50 feriti sulla Promenade des Anglais nel pieno centro della cittadina turistica francese. La ricerca della verità sulle cause, sul colpevole e sul suo legame con l’Isis è partita subito dopo la strage. Era il 14 luglio e già 9 giorni dopo la polizia, o meglio il suo corpo speciale Anti-Terrorist Sub-Directorate (SDAT) vuole far sparire le prove dell’accaduto. Bisogna quantomeno ipotizzarne le ragioni.
QUELLA TRAGICA NOTTE – La notte in cui i francesi ricordavano quali valori li hanno portati nel corso dei secoli ad alleanze, battaglie, conquiste e guerre sanguinose; nel giorno in cui essi ricordavano l’essenza del loro contributo alla civiltà occidentale e quindi ancora una volta chi fossero, ecco in quel giorno il Paese è stato colpito ancora una volta con una Gendarmerie inerme o quasi e di conseguenza con delle istituzioni disarmate, inefficienti e fischiate dalle quali però nessuno fa un passo indietro.
I VIDEO DELLA DISCORDIA – Le indagini hanno appurato quasi tutto sul protagonista ed ideatore della strage, il trentunenne tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel che in comune con l’Islam aveva soltanto il nome del suo profeta, visti gli usi poco consoni ad un musulmano praticante. Allora lo SDAT ha pensato bene di farsi un clamoroso autogol mediatico: chiedere la cancellazione di tutte le immagini realizzate da telecamere e apparecchi elettronici pubblici e privati presenti nella zona dell’attentato dalle ore 22:30 del 14 luglio alle 18 del giorno successivo. La richiesta è stata mandata all’ufficio del sindaco di Nizza mercoledì 20 luglio, secondo il documento reso pubblico dal giornale francese Le Figaro.
LE REAZIONI – In particolare si è richiesto di cancellare 6 riprese che avrebbero filmato le scene salienti dell’atto criminoso. La ragione sarebbe la necessità di “prevenire l’incontrollata distribuzione delle immagini” secondo le dichiarazioni della Procura della Repubblica di Parigi. Le reazioni sono andate dalla sorpresa del ufficio del sindaco di Nizza allo sgomento dei comuni cittadini, già spaventati per quanto accaduto. Circa 140 telecamere avrebbero informazioni interessanti per la Procura e ormai tutte le informazioni sarebbero state estratte da questi elementi. Il Comune si è rifiutato di cancellare video e foto, in quanto questi costituiscono prove e la cancellazione potrebbe provocare eventuali denunce all’amministrazione e al centro di vigilanza CCTV center che ha registrato 30 mila ore di riprese utili alle indagini.
I SOSPETTI E LE TESTE CHE NON CADONO – La richiesta ha dell’incredibile ed è assolutamente inedita per un delitto. Questo tipo di comportamento da vigore a sospetti alle tesi secondo le quali qualcuno possa nascondere qualcosa relativo alla tragedia. Un’ombra sulle dichiarazioni del governo francese per esempio è stata presentata dal giornale Libération, che attraverso la sua ricostruzione dei fatti ha smentito il Primo Ministro Manuel Valls, secondo il quale la polizia statale sarebbe stata presente sulla Promenade ed il camion si sarebbe intrufolato nella zona chiusa, superando una strada sbarrata dalle auto attraverso un marciapiede. Secondo Libération all’ingresso della strada chiusa sarebbe stata presente solo una volante della municipale che non impediva fisicamente alcun accesso. La polizia nazionale sarebbe arrivata a tragedia avvenuta e il governo avrebbe mentito. La domanda è quindi questa: coprire una menzogna governativa, generata per proteggere i responsabili della sicurezza dalla polizia al Ministero dell’Interno francese, potrebbe essere un valido movente per chiedere la distruzione delle prove?
LO SCONCERTANTE SILENZIO DEI MEDIA ITALIANI – Nel frattempo in Italia poco viene detto a riguardo, nessuna seria riflessione viene fatta sulle responsabilità dell’accaduto e ci si interroga ancora una volta sulle ragioni di carattere culturale attraverso dibattiti fini a sé stessi nei quali tutti sono opinionisti, la paura lanciata a lettori e telespettatori è enorme ma nel frattempo si dice di non cambiare alcuna abitudine. Le tesi di Libération, se confermate, sarebbero scioccanti visto che in Francia si mantiene lo stato d’emergenza dal 13 novembre 2015, giornata degli attacchi al Bataclan di Parigi. Lo stato d’urgenza deroga alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo per dare la possibilità al governo di chiudere, per esempio, l’accesso a determinate zone, fare perquisizioni notturne, chiudere associazioni o locali, impedire manifestazioni e così via. Tutti poteri quest’ultimi da regime totalitario e che vengono sottolineate dai media solo se a compierle è la Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Singolare è il fatto che proprio quando questo stava per terminare lo stato d’urgenza l’attentato sia avvenuto. Altrettanto singolare è il fatto che gli spari evidenti sul parabrezza del camion abbiano colpito tutto eccetto la parte del guidatore. Insomma i misteri sull’accaduto non sono pochi. Mantenere la guardia alta anche sulla possibile distruzione delle prove di Nizza è il minimo dovere che la società civile e i media devono compiere in nome di ciò che resta della democrazia.