Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it
Sicuramente non tutti i nostri lettori possiedono dei terreni di cui disporre liberamente, ma può essere che qualcuno sia interessato a trasformare un ordinatissimo prato in qualcosa di diverso: un prato selvatico, ovvero una piccola zona in cui la biodiversità e l’impollinazione vengono favorite dalla presenza di fiori a rischio estinzione, animali selvatici, uccelli e insetti. I prati selvatici sono belli da vedere, ma non richiedono grosse manutenzioni: non occorre innaffiarli e concimarli come si fa con i tappeti verdi.
Un prato selvatico non è necessariamente frutto del caso, può anche essere “pilotato” per promuovere la crescita di specie endemiche. Prima di vederlo davvero fiorire in tutto il suo splendore, brulicante di preziose attività ecologiche nel verso senso del termine, possono passare anche tre o quattro anni.
I mix di semi di fiori selvatici sono oggi molto ricercati per rinaturalizzare zone brulle, cave o aree ex agricole. I sacchetti delle sementi (di aziende come SemeNostrum e 3biitalia, per citarne solo un paio) si trovano nei garden center, ma occorre dare la preferenza non ai semi provenienti dall’estero, bensì a quelli delle piante spontanee tipiche del proprio territorio.
Il primo anno del lavoro dovrebbe essere principalmente dedicato a estirpare le eventuali erbacce già presenti – o meglio a falciarle prima che esse producano il seme. E poi si deve passare alla semina, con un taglio ogni anno, tanto per tenere la crescita sotto controllo. Verso il terzo anno moltissime piante saranno in piena fioritura attirando api e altri insetti impollinatori, che a loro volta alletteranno gli animali e gli uccelli che di essi si nutrono. Su quello che era un tempo un terreno sterile e dimenticato si sentiranno profumi e suoni davvero suggestivi.