Fonte: http://trovacinema.repubblica.it/attori-registi/gian-maria-volonte/165201
Tra gli attori italiani, Gian Maria Volonté è stato certamente uno dei più dotati, un istrione virtuoso ma estremamente misurato, il volto indimenticabile del miglior cinema drammatico d’impegno sociale e politico dei nostri anni Settanta.
Nato a Milano, il 9 aprile 1933, Volonté si è diplomato a Roma nel 1957 all’Accademia d’Arte Drammatica e ha subito iniziato a lavorare per la televisione e soprattutto per il teatro.
Ha interpretato sul palcoscenico i drammi di Shakespeare e le commedie di Goldoni, diretto dai maggiori registi teatrali, tra cui Luca Ronconi.
Nel cinema ha esordito nel 1960 con Sotto dieci bandiere di Duilio Coletti e l’anno successivo è apparso nel provocatorio A cavallo della tigre di Luigi Comencini.
Nel 1962 Gian Maria Volonté ha ottenuto il suo primo ruolo da protagonista nel film Un uomo da bruciare, diretto dai fratelli Taviani e da Valentino Orsini e premiato dalla Critica al Festival di Venezia. Dopo essersi fatto notare con Il terrorista di Gianfranco De Bosio e con Il taglio del bosco di Vittorio Cottaffavi, Volonté è passato con disinvoltura dal ruolo del villain nel western di Sergio Leone Per qualche dollaro in più (1965) a felici incursioni nella commedia con Il magnifico cornuto (1964) e soprattutto con il cult movie L’armata Brancaleone (1966).
Poliedrico e versatile, sempre perfetto nei toni e mai sopra le righe, Gian Maria Volonté ha iniziato così la sua carriera di mattatore, interpretando una galleria di personaggi indimenticabili per stile e misura.
Nel 1967 è stato l’intellettuale distaccato di A ciascuno il suo, grazie al quale ha conquistato il Nastro d’Argento, e l’anno successivo ha tratteggiato uno straordinario Aldo Cervi nel film di Gianni Puccini, I fratelli Cervi, ispirato ad una storia vera sullo sfondo della resistenza e della lotta partigiana.
Dopo Banditi a Milano (1968) e I senza nome (1970), Gian Maria Volonté ha interpretato il capolavoro di Elio Petri, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, premiato nel 1970 con l’Oscar per il miglior film straniero, in cui ha indossato i panni del poliziotto corrotto e colpevole che inquina le indagine e infine si autoaccusa.
La sua interpretazione magistrale conquistò il pubblico e la critica e venne premiata al Festival di Venezia con il Nastro d’Argento.
Nel 1971 ha interpretato Vanzetti in Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo e ha ricevuto applausi al Festival di Cannes. Memorabile in La classe operaia va in paradiso, Volonté ha interpretato nello stesso anno, il 1972, anche il redattore capo di Sbatti il mostro in prima pagina e il presidente dell’ENI Enrico Mattei nel celebre Il caso Mattei di Francesco Rosi.
Militante comunista ne Il sospetto di FrancescoMaselli (1975) Volonté si è trasformato nel notabile democristiano di Todo Modo (1976), diretto ancora da Elio Petri.
Le sue apparizioni negli anni Ottanta si sono diradate, ma Gian Maria Volonté ha conquistato ancora un premio a Cannes con La morte di Mario Ricci (1983), ha vestito i panni di Aldo Moro ne Il caso Moro (1986) di Giuseppe Ferrara e si è distinto con un’altra delle sue indimenticabili interpretazioni in L’opera in nero (1988).
Nel 1990 ha ricevuto il premio Felix come miglior attore europeo con Porte aperte di Gianni Amelio e nel 1994 è stato il protagonista de Il tiranno Banderas di José Luis Garcia Sanchez, ennesima prova d’attore, purtroppo l’ultima.
Il 6 dicembre 1994 Gian Maria Volonté è morto in Grecia sul set de Lo sguardo di Ulisse di Theodoro Angelopulos e così uno dei nostri più grandi attori è uscito per sempre dalla scena.
Approfondimenti
Rosi: “Il mio Lucky Luciano restaurato, il film sulla madre di tutte le trattative” (24-05-2013)
All’Ambra Jovinelli di Roma omaggio a Gian Maria Volonté (06-12-2004)