Scritto da: Arturo Carlino
Fonte: http://www.greenme.it
Satelliti per scovare i pirati dell’ambiente che minacciano i nostri mari. Il delicato equilibrio del Mediterraneo, chiuso tra due piccoli stretti e trafficato quotidianamente da centinaia di navi traboccanti petrolio, è quotidianamente messo in pericolo. Il 60% del commercio mondiale di petrolio passa proprio su queste acque e il 27% di tutte le attività mondiali connesse con il processo di raffinazione viene svolto sulle sue coste.
Un mare meraviglioso, un mosaico di storia e natura dal valore inestimabile che ogni giorno viene violentato da navi ed industrie senza scrupolo. Caratterizzato da un traffico marittimo intenso, il Mediterraneo fornisce l’accesso al Medio Oriente e per questo le sue acque sono ogni giorno solcate da centinaia di petroliere che determinano un elevato rischio di inquinamento e di disastro ecologico.
L’attività di controllo viene normalmente eseguita con aerei o navi, ma la di disponibilità di queste risorse è molto limitata ed è per questo motivo che il Ministero dell’Ambiente sta pensando ad una nuova tecnologia per tenere sotto controllo le attività nei nostri mari: “La caccia ai delinquenti che inquinano i nostri mari si arricchirà presto di nuovi strumenti: è all’esame del Ministero la possibilità di mettere sotto controllo satellitare le nostre piattaforme e il nostro mare.” – ha dichiarato Gianluca Galletti, titolare del dicastero.
I satelliti in orbita aiuteranno così la guardia costiera italiana a tener sotto controllo le acque del Mediterraneo, facilitando l’individuazione di imbarcazioni illegali e arginando sul nascere i danni derivanti dallo sversamento.
“Il Mediterraneo – ricorda il Ministro – rappresenta lo 0,8% del globo, ma vi transita oltre il 25% degli idrocarburi di tutto il mondo, con circa 200 petroliere che lo attraversano ogni giorno e alcune centinaia di migliaia di tonnellate di idrocarburi che, per sinistri o operazioni dolose, finiscono in mare. Con il Dl 91/2014, ora all’esame del Parlamento, vorrei estendere la responsabilità degli incidenti anche ai proprietari del carico che scelgono navi “carrette” inadeguate al trasporto di idrocarburi: siamo a lavoro per individuare altre misure che rafforzino il il principio ‘chi inquina paga’ contro gli atti di pirateria ambientale”.
Molto spesso questi disastri ambientali restano senza colpevoli, l’ultimo è quello avvenuto a Baja Sardinia nei giorni scorsi: una chiazza di gasolio di circa 600 metri in mare aperto, che fortunatamente la guarda costiera è riuscita ad arginare prima che arrivasse a riva e contaminasse il litorale. Molto probabilmente, con l’ausilio dei satelliti, il colpevole sarebbe già stato individuato e condannato a ripagare i danni!