Scritto da: Angelo Paratico
Fonte: http://beyondthirtynine.com/i-falsi-occhiali-da-sole-di-benito-mussolini/
Alberto Botta, già sindaco di Sant’Abbondio Acquaseria, è uno storico dilettante e un appassionato collezionista di cimeli mussoliniani. Qualche anno fa il quotidiano La Provincia di Como e il Corriere di Como pubblicarono la notizia della sua acquisizione degli occhiali da sole che Benito Mussolini avrebbe indossato, travestito da soldato tedesco, quando fu fermato a Musso e poi portato a Dongo. La giornalista Barbara Daverio cosi’ commentava sul quotidiano La Provincia di Como del 18 marzo 2010:
Oggetti altamente evocativi, ma gli occhiali sono forse il reperto storicamente più significativo dell’intera collezione, perché vanno a integrare un piccolo tassello della controversa ricostruzione di quelle drammatiche giornate dell’aprile 1945.
L’ex partigiano Pierino Maffia avrebbe ricevuto il cappotto e gli occhiali in dono da Mussolini. Proprio quelli che, secondo la vulgata resistenziale, sarebbero stati parte del suo travestimento – assieme all’elmetto tedesco e al cappotto tedesco – organizzato dal tenente delle SS Fritz Birzer prima di convincerlo a salire sul camion dei militi della Flack tedesca.
Persol ‘Protector’ cicogna. I primi occhiali da sole moderni. Circa 1918.
Gli occhiali da sole non erano comuni in quegli anni, perchè venivano associati agli aviatori ma Benito Mussolini, essendo un pilota d’aereo, ne aveva sempre fatto uso. Il loro impiego non era però comune fra gli ufficiali germanici, che non li avevano in dotazione standard. I primi occhiali da sole per aviatori, i ‘Protector Cicogna’ vennero creati dalla ditta Persol di Torino negli anni ’20, e furono poi adottati da varie aviazioni militari di tutto il mondo.
Pierino Maffia era presente a Dongo, ma come tutti i partecipanti a quella drammatica vicenda racconta solo delle mezze verità. Mettendo da parte tutta la querelle del travestimento di Mussolini e del tipo di cappotto che indossava, riportiamo cosa racconta Guido Buffelli, un finanziere presente a Dongo e testimone altamente credibile che terrà Mussolini in custodia nella caserma di Germasino, raccogliendone gli ultimi commenti, la sera del 27 Aprile 1945:
Il Negri salì sul camion e scorse, immediatamente dietro alla cabina di guida, un individuo in gran parte occultato con una coperta tedesca. Chiesto ai soldati tedeschi chi era, questi risposero: “Camerata tedesco ubriaco”, facendo contemporaneamente il gesto con la mano di chi porta il bicchiere verso la bocca. Ma il garibaldino non si accontentò della spiegazione e tirò un lembo della coperta scoprendo la testa del signor Mussolini che riconobbe.Vinto dalla sorpresa e dall’emozione il Negri ammutolì, scese e si mise alla ricerca del suo comandante, trovato Bill confidò la scoperta. Mentre la notizia si diffondeva rapidamente fra i presenti, Bill, salito sul camion e tolta completamente la coperta invitava il signor Mussolini a scendere dichiarandolo prigioniero della 52ma Brigata Garibaldi. Presente anche il maresciallo della guardia di finanza Nanci Francesco, giunto da Germasino per offrire la sua opera ai volontari. Mussolini, che vestiva la divisa della milizia fascista sotto un pastrano militare tedesco e che era armato di mitra, una pistola automatica “Glisenti” infilata nel cinturone e della pistola d’ordinanza degli ufficiali, scese senza motto saettando sguardi smarriti tutt’intorno dove ormai si era ammassata una folla numerosa che inveiva e imprecava all’indirizzo dell’ex duce.
Dunque nessun elmetto e nessun paio d’occhiali da sole.
Renato Maffia, figlio di Pierino Maffia, così ebbe a dichiarare, dopo la scomparsa del padre:
Gli occhiali, nel 1983, vennero donati da mio padre all’amico Gaetano Poncia di Dongo che li passò, nel 1986, ad Alberto Botta, che stava realizzando una raccolta di cimeli su Mussolini e le sue ultime ore. Il cappotto invece era già stato ceduto, intorno agli anni ’60, a un giornalista di Milano che lo ottenne soltanto per via della sua oppressiva insistenza. Non è mai più ricomparso.
Alberto Botta invece, sentito dal giornalista che aveva scritto il pezzo, così sbotta:
Ma quale giornalista! Il cappotto venne venduto da Pierino, per 5mila Lire, a un ufficiale polacco pochi giorni dopo la cattura.
Dunque Alberto Botta, che acquistò poi gli occhiali da Gaetano Poncia, sa bene che di Pierino non c’era da fidarsi e, infatti, siamo convinti che quegli occhiali siano falsi e non abbiano nulla a che fare con Benito Mussolini.
Pubblicita’ Persol 1940
Steve McQueen
Si tratta infatti di un paio di occhiali da sole pieghevoli, con cerniere sia sulle stanghette che in mezzo alla montatura, che è di colore marrone. Questo è un modello inventato negli anni ’60 dalla Persol, azienda fondata a Torino nel 1917 da Giuseppe Ratti e oggi di proprietà della Luxottica.
Questo tipo di occhiali erano prima sconosciuti, salvo certi primitivi modelli americani che paiono fatti con il fil di ferro. La Persol li lanciò alla fine degli anni ’60, sotto al nome “Persol Ratti 714/T”. Incontrarono subito una grande successo tanto che furono imitati da altre marche – come la RayBan – e molte altre occhialerie italiane che li riprodussero anonimamente. Oggi sono ancora in produzione e sono soprattutto noti per il fatto che divennero i favoriti dall’attore Steve McQueen, anche quando non recitava.
In conclusione pensiamo che Pierino Moffa – se davvero entrò in possesso del pastrano e degli inesistenti occhiali portati da Benito Mussolini – forse li cedette entrambi al fantomatico ufficiale polacco e poi, trovati un paio di occhiali anonimi da sole negli anni ’70, li abbia ceduti – con tanto di dichiarazione giurata – all’amico Poncia, il quale poi, in buona fede, li passò al Botta.
Occhiali Persol Ratti anni ’60
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Alberto Botta, già sindaco di Sant’Abbondio Acquaseria, è uno storico dilettante e un appassionato collezionista di cimeli mussoliniani. Qualche anno fa il quotidiano La Provincia di Como e il Corriere di Como pubblicarono la notizia della sua acquisizione degli occhiali da sole che Benito Mussolini avrebbe indossato, travestito da soldato tedesco, quando fu fermato a Musso e poi portato a Dongo. La giornalista Barbara Daverio cosi’ commentava sul quotidiano La Provincia di Como del 18 marzo 2010:
Oggetti altamente evocativi, ma gli occhiali sono forse il reperto storicamente più significativo dell’intera collezione, perché vanno a integrare un piccolo tassello della controversa ricostruzione di quelle drammatiche giornate dell’aprile 1945.
L’ex partigiano Pierino Maffia avrebbe ricevuto il cappotto e gli occhiali in dono da Mussolini. Proprio quelli che, secondo la vulgata resistenziale, sarebbero stati parte del suo travestimento – assieme all’elmetto tedesco e al cappotto tedesco – organizzato dal tenente delle SS Fritz Birzer prima di convincerlo a salire sul camion dei militi della Flack tedesca.
Gli occhiali da sole non erano comuni in quegli anni, perchè venivano associati agli aviatori ma Benito Mussolini, essendo un pilota d’aereo, ne aveva sempre fatto uso. Il loro impiego non era però comune fra gli ufficiali germanici, che non li avevano in dotazione standard. I primi occhiali da sole per aviatori, i ‘Protector Cicogna’ vennero creati dalla ditta Persol di Torino negli anni ’20, e furono poi adottati da varie aviazioni militari di tutto il mondo.
Pierino Maffia era presente a Dongo, ma come tutti i partecipanti a quella drammatica vicenda racconta solo delle mezze verità. Mettendo da parte tutta la querelle del travestimento di Mussolini e del tipo di cappotto che indossava, riportiamo cosa racconta Guido Buffelli, un finanziere presente a Dongo e testimone altamente credibile che terrà Mussolini in custodia nella caserma di Germasino, raccogliendone gli ultimi commenti, la sera del 27 Aprile 1945:
Il Negri salì sul camion e scorse, immediatamente dietro alla cabina di guida, un individuo in gran parte occultato con una coperta tedesca. Chiesto ai soldati tedeschi chi era, questi risposero: “Camerata tedesco ubriaco”, facendo contemporaneamente il gesto con la mano di chi porta il bicchiere verso la bocca. Ma il garibaldino non si accontentò della spiegazione e tirò un lembo della coperta scoprendo la testa del signor Mussolini che riconobbe.Vinto dalla sorpresa e dall’emozione il Negri ammutolì, scese e si mise alla ricerca del suo comandante, trovato Bill confidò la scoperta. Mentre la notizia si diffondeva rapidamente fra i presenti, Bill, salito sul camion e tolta completamente la coperta invitava il signor Mussolini a scendere dichiarandolo prigioniero della 52ma Brigata Garibaldi. Presente anche il maresciallo della guardia di finanza Nanci Francesco, giunto da Germasino per offrire la sua opera ai volontari. Mussolini, che vestiva la divisa della milizia fascista sotto un pastrano militare tedesco e che era armato di mitra, una pistola automatica “Glisenti” infilata nel cinturone e della pistola d’ordinanza degli ufficiali, scese senza motto saettando sguardi smarriti tutt’intorno dove ormai si era ammassata una folla numerosa che inveiva e imprecava all’indirizzo dell’ex duce.
Dunque nessun elmetto e nessun paio d’occhiali da sole.
Renato Maffia, figlio di Pierino Maffia, così ebbe a dichiarare, dopo la scomparsa del padre:
Gli occhiali, nel 1983, vennero donati da mio padre all’amico Gaetano Poncia di Dongo che li passò, nel 1986, ad Alberto Botta, che stava realizzando una raccolta di cimeli su Mussolini e le sue ultime ore. Il cappotto invece era già stato ceduto, intorno agli anni ’60, a un giornalista di Milano che lo ottenne soltanto per via della sua oppressiva insistenza. Non è mai più ricomparso.
Alberto Botta invece, sentito dal giornalista che aveva scritto il pezzo, così sbotta:
Ma quale giornalista! Il cappotto venne venduto da Pierino, per 5mila Lire, a un ufficiale polacco pochi giorni dopo la cattura.
Dunque Alberto Botta, che acquistò poi gli occhiali da Gaetano Poncia, sa bene che di Pierino non c’era da fidarsi e, infatti, siamo convinti che quegli occhiali siano falsi e non abbiano nulla a che fare con Benito Mussolini.
Si tratta infatti di un paio di occhiali da sole pieghevoli, con cerniere sia sulle stanghette che in mezzo alla montatura, che è di colore marrone. Questo è un modello inventato negli anni ’60 dalla Persol, azienda fondata a Torino nel 1917 da Giuseppe Ratti e oggi di proprietà della Luxottica.
Questo tipo di occhiali erano prima sconosciuti, salvo certi primitivi modelli americani che paiono fatti con il fil di ferro. La Persol li lanciò alla fine degli anni ’60, sotto al nome “Persol Ratti 714/T”. Incontrarono subito una grande successo tanto che furono imitati da altre marche – come la RayBan – e molte altre occhialerie italiane che li riprodussero anonimamente. Oggi sono ancora in produzione e sono soprattutto noti per il fatto che divennero i favoriti dall’attore Steve McQueen, anche quando non recitava.
In conclusione pensiamo che Pierino Moffa – se davvero entrò in possesso del pastrano e degli inesistenti occhiali portati da Benito Mussolini – forse li cedette entrambi al fantomatico ufficiale polacco e poi, trovati un paio di occhiali anonimi da sole negli anni ’70, li abbia ceduti – con tanto di dichiarazione giurata – all’amico Poncia, il quale poi, in buona fede, li passò al Botta.
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Alberto Botta, già sindaco di Sant’Abbondio Acquaseria, è uno storico dilettante e un appassionato collezionista di cimeli mussoliniani. Qualche anno fa il quotidiano La Provincia di Como e il Corriere di Como pubblicarono la notizia della sua acquisizione degli occhiali da sole che Benito Mussolini avrebbe indossato, travestito da soldato tedesco, quando fu fermato a Musso e poi portato a Dongo. La giornalista Barbara Daverio cosi’ commentava sul quotidiano La Provincia di Como del 18 marzo 2010:
Oggetti altamente evocativi, ma gli occhiali sono forse il reperto storicamente più significativo dell’intera collezione, perché vanno a integrare un piccolo tassello della controversa ricostruzione di quelle drammatiche giornate dell’aprile 1945.
L’ex partigiano Pierino Maffia avrebbe ricevuto il cappotto e gli occhiali in dono da Mussolini. Proprio quelli che, secondo la vulgata resistenziale, sarebbero stati parte del suo travestimento – assieme all’elmetto tedesco e al cappotto tedesco – organizzato dal tenente delle SS Fritz Birzer prima di convincerlo a salire sul camion dei militi della Flack tedesca.
Gli occhiali da sole non erano comuni in quegli anni, perchè venivano associati agli aviatori ma Benito Mussolini, essendo un pilota d’aereo, ne aveva sempre fatto uso. Il loro impiego non era però comune fra gli ufficiali germanici, che non li avevano in dotazione standard. I primi occhiali da sole per aviatori, i ‘Protector Cicogna’ vennero creati dalla ditta Persol di Torino negli anni ’20, e furono poi adottati da varie aviazioni militari di tutto il mondo.
Pierino Maffia era presente a Dongo, ma come tutti i partecipanti a quella drammatica vicenda racconta solo delle mezze verità. Mettendo da parte tutta la querelle del travestimento di Mussolini e del tipo di cappotto che indossava, riportiamo cosa racconta Guido Buffelli, un finanziere presente a Dongo e testimone altamente credibile che terrà Mussolini in custodia nella caserma di Germasino, raccogliendone gli ultimi commenti, la sera del 27 Aprile 1945:
Il Negri salì sul camion e scorse, immediatamente dietro alla cabina di guida, un individuo in gran parte occultato con una coperta tedesca. Chiesto ai soldati tedeschi chi era, questi risposero: “Camerata tedesco ubriaco”, facendo contemporaneamente il gesto con la mano di chi porta il bicchiere verso la bocca. Ma il garibaldino non si accontentò della spiegazione e tirò un lembo della coperta scoprendo la testa del signor Mussolini che riconobbe.Vinto dalla sorpresa e dall’emozione il Negri ammutolì, scese e si mise alla ricerca del suo comandante, trovato Bill confidò la scoperta. Mentre la notizia si diffondeva rapidamente fra i presenti, Bill, salito sul camion e tolta completamente la coperta invitava il signor Mussolini a scendere dichiarandolo prigioniero della 52ma Brigata Garibaldi. Presente anche il maresciallo della guardia di finanza Nanci Francesco, giunto da Germasino per offrire la sua opera ai volontari. Mussolini, che vestiva la divisa della milizia fascista sotto un pastrano militare tedesco e che era armato di mitra, una pistola automatica “Glisenti” infilata nel cinturone e della pistola d’ordinanza degli ufficiali, scese senza motto saettando sguardi smarriti tutt’intorno dove ormai si era ammassata una folla numerosa che inveiva e imprecava all’indirizzo dell’ex duce.
Dunque nessun elmetto e nessun paio d’occhiali da sole.
Renato Maffia, figlio di Pierino Maffia, così ebbe a dichiarare, dopo la scomparsa del padre:
Gli occhiali, nel 1983, vennero donati da mio padre all’amico Gaetano Poncia di Dongo che li passò, nel 1986, ad Alberto Botta, che stava realizzando una raccolta di cimeli su Mussolini e le sue ultime ore. Il cappotto invece era già stato ceduto, intorno agli anni ’60, a un giornalista di Milano che lo ottenne soltanto per via della sua oppressiva insistenza. Non è mai più ricomparso.
Alberto Botta invece, sentito dal giornalista che aveva scritto il pezzo, così sbotta:
Ma quale giornalista! Il cappotto venne venduto da Pierino, per 5mila Lire, a un ufficiale polacco pochi giorni dopo la cattura.
Dunque Alberto Botta, che acquistò poi gli occhiali da Gaetano Poncia, sa bene che di Pierino non c’era da fidarsi e, infatti, siamo convinti che quegli occhiali siano falsi e non abbiano nulla a che fare con Benito Mussolini.
Si tratta infatti di un paio di occhiali da sole pieghevoli, con cerniere sia sulle stanghette che in mezzo alla montatura, che è di colore marrone. Questo è un modello inventato negli anni ’60 dalla Persol, azienda fondata a Torino nel 1917 da Giuseppe Ratti e oggi di proprietà della Luxottica.
Questo tipo di occhiali erano prima sconosciuti, salvo certi primitivi modelli americani che paiono fatti con il fil di ferro. La Persol li lanciò alla fine degli anni ’60, sotto al nome “Persol Ratti 714/T”. Incontrarono subito una grande successo tanto che furono imitati da altre marche – come la RayBan – e molte altre occhialerie italiane che li riprodussero anonimamente. Oggi sono ancora in produzione e sono soprattutto noti per il fatto che divennero i favoriti dall’attore Steve McQueen, anche quando non recitava.
In conclusione pensiamo che Pierino Moffa – se davvero entrò in possesso del pastrano e degli inesistenti occhiali portati da Benito Mussolini – forse li cedette entrambi al fantomatico ufficiale polacco e poi, trovati un paio di occhiali anonimi da sole negli anni ’70, li abbia ceduti – con tanto di dichiarazione giurata – all’amico Poncia, il quale poi, in buona fede, li passò al Botta.
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