Fonte: http://www.articolotre.com/2012/11/le-banche-e-la-cosca-valle-come-nella-chicago-anni-30/121748
–R.C.- 30 novembre 2012– Francesco Valle, diciottenne, impiego precario e 9000 euro di reddito dichiarato annuo riesce nella strabiliante impresa di accendere un mutuo di 129.600 euro dalla Barclays Bank, per l’acquisto di un appartamento nell’hinterland milanese, a fronte di garanzie zero.
O meglio una comunicazione del capo agenzie all’area crediti della banca che dice “Francesco Valle è di famiglia benestante, ha dato un acconto al resto provvederanno i familiari”. Sembra incredibile.
Ma chi sono i Valle? Li hanno definiti gli Scarface di Milano. Benestanti forse, certo un nome noto nella ‘Ndrangheta lombarda: gli affiliati alla cosca Valle sono stati condannati l’estate scorsa per associazione mafiosa e giovane Francesco ne è l’erede.
Mandavano i figli all’Internation School of Milan o si affidavano ai servigi di Sos Babysitter. Allestivano battesimi in Vaticano o trascorrevano settimane tra St Moritz e Montecarlo, a bordo di lussuose Bentley.
Tredici condanne fino a 24 anni di galera per gli affiliati alle cosca che, stando alle indagini, si è infiltrata nel tessuto politico, economico e imprenditoriale lombardo. Il Tribunale di Milano ha dichiarato lo stato di «delinquenza abituale» di Francesco Valle, patriarca del clan di 74 anni, e di suo figlio Fortunato, il babbo di Franceschino, entrambi condannati a 24 anni.
Ma stavolta è andata male sia a lui che alla Barclays, il Tribunale di prevenzione, pochi giorni fa ha ordinato il sequestro dell’appartamento, l’estinzione del mutuo e annullato l’ipoteca dell’istituto bancario, in quanto erogato “in difetto di buona fede perché la banca non ha correttamente vigilato sull’operato dei propri funzionari e non ha predisposto adeguati passaggi di verifica per la concessione di un mutuo che non era d’importo proprio modesto”.
Chissà quali giustificazioni avrà addotto lo zelante funzionario di banca dalla fiducia facile, ammesso che non sia stato licenziato in tronco prima.
Ma la Barclays Bank non è certo un caso isolato, i giudici hanno redatto un elenco di banche che con l’universo mafioso qualche rapporto ce l’hanno: Banca nazionale del lavoro, la Banca per la casa, Unicredit e il Credito bergamasco. In totale, nel provvedimento di confisca dei beni mafiosi, il tribunale ha disposto l’estinzione di mutui per 4 milioni e mezzo di euro, tutti erogati alla benestante cosca Valle.
Il risultato è clamoroso, non solo vengono aggrediti i patrimoni, ma sono messi sotto accusa i vertici delle banche, infatti nella sentenza si legge “Tutte le volte che la concessione del mutuo è frutto di una decisione collegiale è evidente che i componenti del collegio sono chiamati a compiere le stesse verifiche del funzionario infedele”.
Come nel caso della Banca Nazionale del Lavoro. Il direttore della filiale milanese di piazza Firenze, Vittorio Bricolo, secondo i giudici si è masso a completa disposizione della cosca ma scrive in una relazione allegata agli atti Banca d’Italia “esistono gravi carenze nell’organizzazione generale della banca”.
Altre vicende hanno del paradossale, sempre Bnl intrattiene rapporti finanziari con la Melfin sas, di Melissa Cioci, consorte di uno dei boss della cosca Valle. A proposito ancora nella relazione della Banca d’Italia si legge “Oltre il 60% delle posizioni procacciate da Melfin risulta ad oggi trasferito a partite anonime. Il fascicolo intestato alla s.a.s. è privo di documentazione utile a valutare il processo di entrata in relazione”.
Secondo i giudici “non vi è stata alcuna seria valutazione da parte della banca”.
Ma le cosche non chiudevano un occhio o sovente tutti e due solo con i Valle. Eclatante è il caso del mutuo di 800.000 euro concesso da Unicredit a Francesco Lampada, fratello di quel Giulio che era la mente finanziaria della cosca Condello.
Anche qui i giudici vanno giù duro in merito alla “malafede dell’istituto bancario” che ha erogato una somma del genere a un ragazzo trentenne “senza acquisire alcunché di concreto sulla sua attività lavorativa”.
Infatti gli investigatori, in fase di indagine che il fascicolo Francesco Lampada era desolatamente vuoto, in un file del computer del direttore un appunto che indicava il cliente come gestore di bar e tabaccherie con una visura camerale.
Niente bilanci, denunce dei redditi per non parlare di garanzie, o meglio in nome della cosca era la garanzia.