Scritto da: Luciano Tavella
Fonte: http://www.howtobegreen.eu/greenreport.asp?title=606
Fame nel mondo e povertà. Un nuovo studio della McGill University e l’Università del Minnesota, pubblicato sulla rivista Nature, mette a confronto non solo le differenze di resa dell’agricoltura biologica rispetto a quella convenzionale ma anche quali siano le azioni da seguire per combinare le potenzialità dell’agricoltura convenzionale e biologica per soddisfare la doppia sfida legata ad una popolazione in crescita ed una dieta a base di carne e ad alto contenuto calorico, riducendo al contempo al minimo l’impatto ambientale.
Rimane il nodo riguardante la fame nel mondo.
Lo studio conclude che la fame nel mondo è causata dalla povertà e disuguaglianza, e non dalla scarsità di produzione. Negli ultimi due decenni, il tasso di produzione alimentare mondiale è cresciuta più velocemente del tasso di crescita della popolazione mondiale.
Il mondo produce già più di 1 volta e mezzo cibo sufficiente per sfamare tutti gli abitanti del pianeta. Questo significa che il mondo produce già abbastanza cibo per sfamare 10 miliardi di persone, ovvero il picco della popolazione previsto entro il 2050. Ma le persone che guadagnano meno di 2 dollari al giorno – la maggior parte dei quali sono agricoltori con scarse risorse che coltivano piccoli appezzamenti di terreno, non può permettersi di comprare questo cibo.
In realtà, la maggior parte della produzione industriale va per i biocarburanti e l’alimentazione degli animali confinati piuttosto che per alimentare 1 miliardo di affamati. Quindi l’invocata chiamata a raddoppiare la produzione alimentare entro il 2050 servirà solo se continuiamo a dare priorità alla crescente popolazione di bestiame ed automobili rispetto alle persone che soffrono la fame.
Lo studio conclude che il gap esistente fra le rese di produzione dell’agricoltura biologica rispetto a quella convenzionale non è tale da giustificare l’adozione del “metodo di coltura convenzionale” rispetto al “modello di coltura biologico” nei prossimi decenni. Questo in quanto si sono considerati nello studio il cambiamento climatico nei prossimi 40 anni, l’impoverimento del terreno e l’inquinamento legato all’utilizzo di fertilizzanti chimici.
Consiglio di continuare la lettura con questo articolo sullo spreco di cibo “Taste the Waste” : www.howtobegreen.eu/greenreport.asp?title=534