Scritto da : G. Tuscin
Fonte: http://www.clarissa.it/esteri_int.php?id=1568
L’India mercoledì 18 aprile ha realizzato con successo la prova di lancio di un missile in grado di portare una testata nucleare a quasi 5.000 km di distanza.
Grazie al missile Agni 5 (Agni significa “fuoco”) l’India si colloca da ieri in un ristretto gruppo di potenze (Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna ed Israele) che dispongono di una capacità nucleare a lungo raggio: “l’India è ora nel club di élite delle nazioni”, ha commentato il ministro della difesa indiano, A.K. Antony.
In questo modo, tuttavia, gli osservatori specializzati rilevano che si dà un forte impulso alla già notevole crescita degli armamenti in tutta l’Asia, principalmente legata all’aumento senza precedenti della spesa militare cinese ed al progressivo rafforzamento del dispositivo militare statunitense, anche grazie al consolidamento della collaborazione militare con l’Australia.
Ancora più pericoloso il fatto che in tal modo si va delineando una diretta contrapposizione fra un asse cino-pakistano ed un possibile asse indo-statunitense.
La cosa più sorprendente è che, proprio mentre i media stigmatizzano i rischi di un’atomica iraniana di là da venire e di quella nord-coreana il cui ultimo esperimento è stato un macroscopico flop, nessuno sembra turbato dal fatto che un paese dalle dimensioni e dalla rilevanza geopolitica come l’India sia ora in grado di colpire Pechino e Shangai con testate nucleari, ovvero, a occidente, Teheran e parte dell’Europa orientale…
La Cina dispone ad oggi di vettori missilistici nucleari in grado di superare i 10.000 km mentre il Pakistan si accontenta di oltrepassare i 1.000.
Il programma missilistico indiano è in atto dal 1983 ed ha raggiunto una tappa fondamentale, dal momento che, commenta Poornima Subramaniam, analista dell’autorevole Jane’s Defense, “Agni 5 avvicina tecnologicamente l’India al livello della Cina, mentre l’equilibrio strategico fra i due rivali è ancora a favore della Cina”.
Grazie al missile Agni 5 (Agni significa “fuoco”) l’India si colloca da ieri in un ristretto gruppo di potenze (Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna ed Israele) che dispongono di una capacità nucleare a lungo raggio: “l’India è ora nel club di élite delle nazioni”, ha commentato il ministro della difesa indiano, A.K. Antony.
In questo modo, tuttavia, gli osservatori specializzati rilevano che si dà un forte impulso alla già notevole crescita degli armamenti in tutta l’Asia, principalmente legata all’aumento senza precedenti della spesa militare cinese ed al progressivo rafforzamento del dispositivo militare statunitense, anche grazie al consolidamento della collaborazione militare con l’Australia.
Ancora più pericoloso il fatto che in tal modo si va delineando una diretta contrapposizione fra un asse cino-pakistano ed un possibile asse indo-statunitense.
La cosa più sorprendente è che, proprio mentre i media stigmatizzano i rischi di un’atomica iraniana di là da venire e di quella nord-coreana il cui ultimo esperimento è stato un macroscopico flop, nessuno sembra turbato dal fatto che un paese dalle dimensioni e dalla rilevanza geopolitica come l’India sia ora in grado di colpire Pechino e Shangai con testate nucleari, ovvero, a occidente, Teheran e parte dell’Europa orientale…
La Cina dispone ad oggi di vettori missilistici nucleari in grado di superare i 10.000 km mentre il Pakistan si accontenta di oltrepassare i 1.000.
Il programma missilistico indiano è in atto dal 1983 ed ha raggiunto una tappa fondamentale, dal momento che, commenta Poornima Subramaniam, analista dell’autorevole Jane’s Defense, “Agni 5 avvicina tecnologicamente l’India al livello della Cina, mentre l’equilibrio strategico fra i due rivali è ancora a favore della Cina”.