Scritto da : Angelo Paratico per il Sunday Morning di Hong Kong
Tadotto per la patatina fritta da : Anna Nicoletti e Francesco Fontana
Dopo un nuovo studio italiano che rivela che il telo della Sindone non è un falso, come dichiarato 20 anni fa, gli scienziati devono mettere il mistero a tacere.
Come molte persone, non ritengo che la Sindone di Torino sia il lenzuolo funerario di Gesù Cristo quando fu sepolto prima della sua resurrezione.Ma vorrei una prova inconfutabile che ho ragione.
La secolare controversia sull’autenticità della Sindone è stata riaccesa il mese scorso quando cinque scienziati italiani, che indagano sul mistero da molti anni, hanno pubblicato la loro relazione.Lavorando presso l’ Enea – l’ Agenzia Nazionale Italiana per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile, di proprietà del governo nazionale- gli scienziati hanno concluso che l’immagine di un uomo, presumibilmente Cristo, sul famoso telo di lino non sarebbe potuta essere riprodotta. In altre parole, la Sindone non è un falso medievale come molti ritengono.
Il rapporto contesta ciò che gli scienziati del Progetto di Ricerca Sindone di Torino (STURP) avevano concluso nel 1980 attraverso la datazione al radiocarbonio.Costoro avevano preso minuscoli campioni di materiale dalla Sindone, di 4,4 metri di lunghezza e 1,1 metro di larghezza, e li avevano analizzati nei laboratori di Oxford, Zurigo e Tucson(Arizona).
I risultati avevano evidenziato che il tessuto era stato prodotto tra il 1260 ed il 1390, conclusione che aveva reso l’immagine della Sindone un falso.Tuttavia, era stato evidenziato che una parte del lavoro del gruppo di ricerca STURP era stato gestito in maniera grossolana.Dall’inizio molti esperti avevano messo in dubbio la validità del test di datazione al radiocarbonio per una serie di valide ragioni.I campioni di tessuto provenivano tutti dalla stessa parte del telo della Sindone: sul bordo del tessuto, toccato durante varie cerimonie nel corso dei secoli da centinaia di dita sporche ed unte e quindi contaminato da ” vernice biogenetica “- si presentava uno strato di batteri e funghi.
Gli scienziati del gruppo STURP non avevano valutato tale contaminazione per vedere se avrebbe potuto influire sui loro risultati.Eppure un’inchiesta dei primi anni ‘90 sui frammenti di tessuto residuo utilizzato per lo stesso esperimento aveva evidenziato la presenza di questa “vernice”, stimata, in quantità, più della metà del peso del tessuto.
Inoltre, il materiale testato nel 1988 non era in realtà parte della Sindone originale, ma un rattoppo cucito durante il medioevo per coprire un foro, secondo un più recente consenso da parte degli specialisti.
Tuttavia lo studio del gruppo STURP era giunto ad alcuni utili risultati. Non furono trovate tracce di pigmenti o colori e fu stabilito che l’immagine non era stata creata per riscaldamento o stampa. Le macchie erano di sangue umano ed avevano lasciato vari tipi di sfumature contenenti notevoli informazioni tridimensionali, a differenza di quanto potrebbe avvenire in disegni o dipinti.
Inoltre il colore che forma il contorno dell’immagine della Sindone era misteriosamente debole. Esso penetrava uno strato molto superficiale delle fibre di lino – più sottile di un quinto di millesimo di millimetro. Ciò potrebbe essere stato realizzato solo tramite un processo di ossidazione (ad oggi) sconosciuto.
Non vi era alcuna immagine al di sotto delle macchie di sangue. Questo spingeva i ricercatori a pensare che fosse stato dapprima depositato il sangue e, in seguito, l’immagine. L’unico modo per riprodurre una tale tipologia di immagine sarebbe l’utilizzo di un flash di luce.
Gli scienziati dello studio Enea hanno proposto che sarebbe teoricamente possibile riprodurre tale immagine utilizzando un “laser ad eccimeri”, una tecnologia che permette di modificare strati straordinariamente sottili di materiale lasciando il resto intatto.
Tuttavia, simulare l’intera immagine della Sindone usando tale laser richiederebbe un’energia di miliardi di volt – più di quanto sia disponibile ovunque al giorno d’oggi. Anche se tale quantità di energia fosse disponibile, il laser non sarebbe in grado di riprodurre tutti i dettagli quali i lievi cambi di tonalità tra le differenti sfumature di giallo nelle fibre colorate.
La traccia sul telo era talmente vivida da rendere ancora possibile una dettagliata analisi forense del cadavere.
La figura sulla Sindone è l’immagine in negativo di un adulto nudo, di età compresa tra 30 e 45 anni, 175-180 cm di altezza e 75-81 kg di peso. Portava barba e baffi, capelli con riga centrale raccolti in un codino – la sua più forte caratteristica ebraica.
Il cadavere potrebbe essere rimasto a contatto col tessuto da poche ore a qualche giorno. In questo tempo il telo avrebbe in qualche modo catturato una ricchezza di dettagli che nessun falsario medioevale avrebbe potuto conoscere, mentre il processo di crocifissione concordava quasi perfettamente con la descrizione dei Vangeli.
I segni delle fustigazioni sono coerenti con la forma delle sfere metalliche presenti sulle fruste dei Romani – la memoria delle quali è andata persa nel Medioevo. Ancora più eloquente il fatto che lunghi chiodi siano stati conficcati attraverso i polsi dell’uomo e non i palmi delle mani – una pratica dimenticata dopo la caduta dell’impero Romano. Ciò era certamente sconosciuto ai pittori e scultori medioevali e rinascimentali, come dimostrato dalle loro opere.
È persino possibile identificare il tipo di lancia utilizzata per trafiggere il torace dell’uomo crocifisso ed il punto esatto di perforazione. Questo non si ritrova sul busto, come ritratto in tutti i dipinti antichi, ma sotto l’ascella, in accordo con l’usanza Romana.
La forma della lancia, come possibile dedurre da reperti archeologici, corrisponde a quella presente sulle armi in dotazione all’esercito Romano all’epoca di Gesù Cristo. Era una lancea ( giavellotto), non una hasta, (lancia), un pilum , (giavellotto per breve distanza) o hasta veliaris, (lancia corta), utilizzato dalla fanteria romana. Inoltre un’analisi dei pollini trovati sulla superficie della Sindone sembra indicare un’origine asiatica del tessuto, forse Libano o Siria. Se accettiamo che il telo abbia 2000 anni, possiamo speculare che sia stato portato in Europa attraverso la vecchia capitale della Turchia, Costantinopoli, magari nascosto nel bagaglio di uno sconosciuto crociato.
Molti hanno sperato che Benedetto XVI, quando divenne papa, avrebbe consentito una nuova analisi scientifica della Sindone attraverso metodi non distruttivi. Tuttavia, subito dopo la sua elezione, queste speranze sono scemate in seguito a una forte resistenza all’interno della Chiesa ed una parte della comunità scientifica. Nel frattempo sono proliferate teorie di cospirazione sulla falsa riga del Codice Da Vinci e romanzi indagano nel mistero. Se esiste un enigma in attesa di soluzione, sicuramente questo è tale.